Una torre mai costruita racconta molto di ciò che è stato edificato. Il Pirellino diventa il simbolo di un sistema che, tra messaggi e pareri cambiati all’improvviso, ha ridisegnato la città
Il caso Pirellino continua a tenere banco a Milano, con sviluppi che coinvolgono direttamente il sindaco Beppe Sala, il quale vede la sua posizione sempre più in bilico. Ripercorriamo rapidamente quanto accaduto finora e quali sono i reati contestati alle persone coinvolte in questa brutta vicenda.
Tutto nasce dal progetto di riqualificazione del Pirellino, la storica torre di via Gioia 39. Un affare grosso che è finito sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti facendo venir fuori uno scandalo che ha travolto architetti, assessori, funzionari e persino il sindaco Giuseppe Sala.
Una bomba che rischia di farne scoppiare una molto più grossa: c’è infatti il sentore che dietro alcune questioni urbanistiche molto incidenti nella vita della città ci sia un sistema di potere che orienta le scelte pubbliche a favore di interessi privati, esercitando un ruolo chiave nelle trasformazioni edilizie della città.
Uno degli episodi più controversi riguarda l’archistar Stefano Boeri, noto architetto milanese che un anno fa inviò un messaggio al sindaco per farsi sbloccare il progetto collegato al Bosco Verticale, bocciato due volte dal presidente della Commissione Paesaggio Giuseppe Marinoni.
Il giorno dopo il progetto passa con un via libera condizionato e secondo la Procura questo cambio improvviso sarebbe avvenuto a causa di pressioni esercitate dall’ex assessore Giancarlo Tancredi, ora ai domiciliari insieme all’immobiliarista Manfredi Catella.
Al sindaco Sala viene contestata l’induzione indebita, ma il gip non l’ha riconosciuta per ora in quanto non ci sono prove di promesse o benefici diretti a Marinoni in cambio del parere favorevole. Ma non finisce qui: i pm Petruzzella, Filippini e Clerici stanno valutando se presentare ricorso al Riesame, non solo per questa esclusione, ma anche per episodi di corruzione non accolti dal giudice.
I sei arrestati hanno fatto ricorso e un collegio “feriale” del Riesame deciderà nei prossimi giorni come andrà avanti questa storia. Ma di fondo resta un timore: che tutta la macchina dell’espansione edilizia di Milano sia stata per anni in mano a pochi attori privilegiati appoggiati da una classe politica connivente e in preda a regole flessibili e conflitti di interesse sui quali troppo spesso è stato chiuso un occhio.
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